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2006

Prefazione

di Vincenzo Zollo

Seppur sia vero che scrivere è di tutti e leggere di pochi, è altresì certo che l'esercizio di chi si impegna a trasferir su carta il proprio sentimento è segno inequivocabile di uno spirito di ricerca, nobile e primitivo al tempo medesimo.
Un mettersi alla prova, un desiderio di confronto, che spesso affonda le proprie radici nell'inconscio, nell'io poetico, motore e benzina al tempo stesso del proprio inarrestabile sforzo di porsi in gioco, o in mostra, nel supremo tentativo di raggiungere l'immortalità. Quell'immortalità, non di certo fisica, che gli scritti conferiscono ai propri autori. Quell'immortalità che muove più spesso la penna dei giovani di quanto li porti a confrontarsi con chi, prima di loro, abbia, per le medesime ragioni, impresso la carta.
È il tentativo di soddisfare un bisogno immediato, primordiale, che non ammette confronti. È un percorso forzato. È un soddisfare in prima battuta una sete atavica, che non consente altro.
È quindi questo un momento straordinario. Rappresenta la nascita, quella letteraria, che apre il guardo a nuovi orizzonti, ad un modo nuovo di intendere e di vivere.
È l'anno zero, il punto di partenza, che avvia nello scrittore il desiderio di ricerca, di maturità, di originalità, che avviene solo per mezzo dello studio dei "grandi".
Altresì ne segnerebbe l'inarrestabile, seppur lento, declino. La morte poetica.
L'augurio è che questa pubblicazione possa al tempo stesso rappresentare un battesimo per gli autori più giovani, un'occasione di confronto per i più maturi ed un momento di riflessione costruttiva per il lettore.